Ho un sogno: vorrei che la mia azienda diventasse un punto di riferimento in Italia e all’estero nel settore degli analytics nell’ambito delle pratiche di inclusione e accoglienza delle diversità.
Non voglio si pensi che ci si deva occupare di diversità e inclusione esclusivamente se si hanno motivazioni religiose, democratiche, filosofiche o qualsiasi altra ragione, ma perché i dati dimostrano che facendo stare bene le persone le aziende sono più sane, anche da un punto di vista economico.
Il perché io tenga tanto a questo mio sogno nel cassetto, che ora deve diventare realtà, lo dice tutta la mia storia di vita. Per questo ho deciso di essere molto chiara sulle motivazioni che sono alla base del progetto che voglio realizzare.
Qualcuno potrebbe pensare che semplicemente perché sono donna, psicologa e psicoterapeuta, con un master in neuroscienze, e madre di tre figli io voglia promuovere una cultura che mi dia spazio nel mondo del lavoro. Potrebbe essere un’analisi sensata, ma gli eventi che più hanno contribuito alla mia vocazione sono stati in realtà frequentare le scuole elementari con un ragazzino diversamente abile, essere la prima persona laureata nella mia famiglia, avere un nonno (condiviso con altri tredici cugini) che aveva un grande rispetto delle donne e della vita. Ma anche avere avuto una madre imprenditrice, amici e colleghi omosessuali e stranieri.
Non ultimo, subire un’emorragia cerebrale a 40 anni con afasia mi ha reso personalmente consapevole di sorprendenti difficoltà quotidiane che possono toccare la vita di chiunque.
I miei collaboratori vengono da diverse nazioni, hanno età diverse, background diversi e in questi anni da imprenditrice credo di essermi fatta una bella esperienza sul campo di cosa significhi convivere con una varietà di persone e collaborare.
Come persona questa esperienza mi ha arricchita di informazioni sul mondo, di consapevolezza su questioni politiche, su diverse culture, religioni. Mi sono esercitata a cercare di capire, a vivere le possibili differenze che magari non dipendono dalle culture che credi di non conoscere ma semplicemente da pure difficoltà relazionali tra le persone.
Come imprenditrice di un’azienda che fa ricerca di business e usa l’Intelligenza Artificiale ho evitato di inciampare in tanti possibili bias cognitivi in cui avrei potuto incorrere con meno consapevolezza. Per diversità si intendono di solito per semplicità delle macro-aree come genere, etnia, orientamento sessuale, religione, colore della pelle e disabilità. Ma essere diversi significa affrontare i problemi, i progetti, le relazioni tra variabili, eventi e processi in modi diversi e di conseguenza in un contesto di complessità più vicino alla realtà. Ma più si è diversi più opportunità di conflitti si hanno, per cui la diversità di per sé non solo non genera valore, ma comporta in teoria un aumento dei costi aziendali.
Sottolineare la diversità è banale, ognuno di noi è unico, ma l’enfasi dovrebbe secondo me essere posta sull’inclusione.
Perché l’inclusione permette di gestire i conflitti e generare valore.
Certo, per includere si deve essere più creativi, ci sono tante splendide idee in giro, ma c’è bisogno di sempre nuovi modi di fare inclusione. Per esempio a partire dalla disponibilità di raccontarsi, aprendosi al confronto alla pari, non avendo paura di spiegare le complessità e gli aspetti più scomodi della propria cultura.
Con il progetto di inclusione e gestione della diversità in Hopenly voglio offrire alle aziende un’idea più chiara di quali possano essere i benefici economici, e non solo, degli investimenti in progetti di diversità e inclusione.
Voglio dimostrare il valore che tutte queste politiche generano non solo per i miei clienti, ma anche per il contesto sociale nel quale operano.Infine, mi piacerebbe trovare il giusto modo per mostrare, dati alla mano, i costi del mancato investimento nei progetti di inclusione. Perché il mercato ormai non premia chi fa inclusione, penalizza chi non la fa, chi non si preoccupa di gestire le diversità e offrire opportunità di conciliazione.
Miei cari amici di vita, di lavoro, di social network, ex colleghi o conoscenti che passate di qui, avete voglia di realizzare questo progetto con me?
Se ti piace l’idea contattami:
- welcome@hopenly.com
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- 051 093 3380